Il tempo non passa: traspare
In inni d’eterna semenza
Nei corpi e nell’iride densa
D’ogni stagione solare;
fa le tue membra raggianti
d’un impulso di luce incisivo
che scolpisce e riassume i suoi canti
nelle albe del verbo nativo.
Agli orli di tutti i paesi
La sua torrenzialità scioglie
Lo spazio del suolo, le zolle
In sonori orizzonti turchesi,
ed irrompe in fulgori dirotti
nella tenebra dell’elemento
per sfrangiare il segreto argento
in corolle di giorni e di notti.
(Cantico del tempo e del seme)
Il sonno – falda di respiri oscuri –
Si stacca dalla notte e si propaga
Dentro le membra – marea cupa e vaga –
Già vellutata di semi futuri.
Invincibile e corale contatto
Col giacere segreto delle forme,
il sonno a cui mi dono e che in me dorme
modella l’alba di cui sono fatto.
E le stagioni e l’ère confluenti
Nel sordo mormorio del mio riposo
Ridanno un corpo vergine all’ansioso
Germoglio dei miei spiriti latenti.
(Cantico dell’argilla e del sangue)